Lutto nel ciclismo: è morto Davide Rebellin, travolto e ucciso da un camion
Un terribile lutto colpisce il mondo del ciclismo. Davide Rebellin, 51 anni, è morto quest’oggi, travolto e ucciso da un camion mentre si stava allenando in bici nei pressi del comune di Montebello Vicentino. Come riportato dai media locali, la tragedia si sarebbe verificata poco prima dell’ora di pranzo e, secondo le prime ricostruzioni, il mezzo pesante sarebbe uscito da uno svincolo autostradale colpendo Rebellin, che probabilmente stava percorrendo la regionale 11 Vicenza-Verona per rientrare a casa a Lonigo. Non è chiaro se il camionista, allontanandosi senza fermarsi a prestare soccorso e ora ricercato dalle forze dell’ordine, si sia accorto o meno dell’accaduto. Giunti sul luogo dell’incidente, i soccorritori, tra cui il fratello Carlo che aveva appreso dai media che c’era stato un incidente nella zona di Montecchio e che ha subito riconosciuto la bici accartocciata del fratello, hanno potuto solamente constatare il decesso di Rebellin, che solo un mese e mezzo fa aveva messo fine alla sua trentennale carriera correndo come ultima gara la Veneto Classic.
Nativo di San Bonifacio, il classe ’71 era passato professionista alla fine della stagione 1992 con la maglia della GB-MG Maglificio dopo essersi messo in mostra tra i dilettanti conquistando il Giro delle Regioni, la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Atene 1991, l’argento ai Mondiali di Stoccarda dello stesso anno e correndo le Olimpiadi di Barcellona in appoggio a Fabio Casartelli. L’esordio tra i pro’ avvenne ad agosto ’92 al GP Camaiore, chiuso all’ottavo posto, mentre due mesi più tardi ecco il primo piazzamento in una Classica Monumento, il Giro di Lombardia, concluso al nono posto. L’anno seguente il primo dei suoi molti successi, la classifica generale della Hofbrau Cup in Germania, ma le sue vittorie più importanti arriveranno a partire dal 1996, anno in cui si impose in una tappa del Giro d’Italia indossando anche la Maglia Rosa per sei giorni.
Pur concludendo quel Giro al sesto posto e la successiva Vuelta a España al settimo, Rebellin si concentrerà maggiormente sulle corse di un giorno nelle stagioni successive, conquistando la Clasica San Sebastian 1997 e numerose classiche italiane (Tre Valli Varesine, tre edizioni consecutive al Giro del Veneto), oltre a successi parziali nelle gare a tappe, ma anche la classifica generale della Tirreno-Adriatico 2001. Il suo anno d’oro è però il 2004, quando si porta a casa Amstel Gold Race, Freccia Vallone (che poi vincerà in altre due occasioni) e Liegi-Bastogne-Liegi nel giro di una settimana, primo corridore nella storia a riuscire in questa impresa. Altre vittorie di rilievo arrivano al Giro dell’Emilia 2006 e nella classifica finale della Parigi-Nizza 2008, anno in cui conquista anche la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino.
La medaglia gli verrà però tolta l’anno seguente a causa di una discussa positività al CERA, per la quale fu squalificato per due anni ma fu poi assolto dalla giustizia italiana. A causa di quella vicenda, tuttavia, nelle stagioni seguenti Rebellin non riuscirà più a trovare spazio nelle formazioni di prima fascia, ma nonostante questo sarà in grado comunque di imporsi in gare importanti, tornando a vincere la Tre Valli Varesine e il Giro dell’Emilia e conquistando la Coppa Agostoni 2015. Gli ultimi anni sono caratterizzati dalla militanza in diverse squadre minori, alcune anche in altri continenti, con il ritorno in Italia nel 2021 nelle fila della Work Service, squadra con la quale ha chiuso la carriera lo scorso 16 ottobre, nella corsa di casa.
Alla famiglia Rebellin le più sentite condoglianze da parte della redazione di SpazioCiclismo.
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Gianfranco Di Pretoro
Federazione Ciclistica Italiana Lazio
Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza
Roma,30 11 2022
Preg. SERGIO MATTARELLA
Presidente della Repubblica Italiana
Lettera Aperta
I CICLISTI FUORI CITTA’ NON SONO INSETTI
Caro Presidente
Noi ciclisti “TUTTOSTRADE”siamo disperati,non c’è giorno che gli incidenti stradali ci coinvolgano.Oggi perdiamo un simbolo della passione per il pedale:DAVIDE REBELLIN(Foto 1).Un campione,una persona dolce,gentile,umile che poteva dare molto ai tanti giovani ciclisti.Non si sa’ come è stato ucciso,di certo, la velocita’ nell’inserirsi nella strada regionale 11 era elevata,poi,perche’ il camionista è fuggito(Foto 2-3)?
Si parla tanto di mobilita’ sostenibile prevalentemente in citta’ poi,il ciclista,appena fuori sprofonda nell’inferno in balia di menti spesso alterate,distratte e da controlli a dir poco RIDICOLI,direi complici dei motorizzati(esempio,avvisare dove e quando si effettuano i controlli della velocita’ o rinnovare le patenti con pressapochismo).
I ciclisti fuori citta’ sono utenti della strada come gli altri,necessitano del loro spazio ben identificato come il pedone ha il marciapiede .Nelle aree metropolitane delle grandi citta’,grazie alla bici assistita elettricamente,sono sempre di piu’ coloro che si muovono pedalando.
NOI CICLISTI,SPORTIVI o TURISTI, NON SIAMO INSETTI !!!
Basta,signor Presidente,troppe chiacchiere di gente che non sa’ nemmeno cosa vuol dire pedalare su una strada Provinciale,Regionale quanto meno, prossima alla citta’.Mi son sempre chiesto”perche’ devo essere di troppo sulle strade,quale male ho fatto a scegliere di muovermi con la bicicletta?”
La prego Signor Presidente,trasmetta questa lettera al Ministero delle Infrastrutture,alle Commissioni Mobilita’ della Camera e del Senato,affinche’ si agisca in fretta concretamente sulle strade extra urbane(statisticamente le piu’ pericolose) a tutela dei ciclisti.
Come?Lo sanno benissimo i nostri vicini del nord Europa,dalla Svizzera alla Germania,dall’Olanda alla Danimarca.In questi Paesi,il ciclista ha sempre diritto al suo spazio,fuori o dentro la citta’.
Queste Nazioni non si limitano alle Campagne pubblicitarie sui media,a qualche segnaletica verticale sul sorpasso del ciclista a debita distanza,ma realizzano vere ciclovie separate dalla viabilita’ ordinaria(Foto 4-5) mentre in Italia continuano a sopravvivere le pericolose cunette(Foto 6).
Quando,per le ridotte dimensioni della carreggiata non è possibile collocare al lato la ciclovia separata,si traccia ugualmente a terra la corsia ciclabile(Foto 7)delimitandola con la banda rumorosa(Foto 8),ottimo salvavita in caso di distrazione del motorizzato.
Questa economica soluzione non causa limitazioni agli altri veicoli perche’, in assenza del ciclista, puo’ essere invasa(Foto 9).Naturalmente,questa infrastruttura,va’ inserita nel codice della strada anche se le Regioni possono agire autonomamente.(Foto 10-11,la corsia ciclabile ad Oosterbeek in Olanda)
Rimango a disposizione per sottoporle le foto esplicative della “corsia che chiamo di rispetto per il ciclista.”
Sono certo che il suo intervento presso il Governo sara’ decisivo per la salvaguardia di tutte le utenze deboli italiane.La ringrazio.
Gianfranco Di Pretoro
In allegato n.11 foto
Email:gdp171144@gmail.com